A cosa resisto oggi?
Per l’80° anno della Liberazione dell’occupazione nazista e della vittoria contro l’infame regime fascista ci siamo chiestə quali sono gli elementi che ancora dobbiamo tenere in considerazione affinché la resistenza delle partigiane e dei partigiani non sia vana al giorno d’oggi.
È un articolo collettivo, o meglio, è una raccolta di pensieri, idee e spunti che la nostra redazione ha voluto esplicitare. Perché la Resistenza deve continuare fuori e dentro di noi, perché la Resistenza è nel quotidiano.
E tu? A cosa resisiti oggi?
Caterina Langella
Oggi cerco di resistere al peso morto della storia: l’indifferenza. Resisto alla tentazione di chiudermi nella mia bolla e non guardare quello che c’è fuori. Cerco di ricordarmi, come cantava De Andrè, che per quanto noi ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti. Mi ripeto che nessun essere umano è un’isola e insieme alle mie sorelle e ai miei fratelli resisto alle ondate reazionarie che cercano di cancellare identità e lotte e di piegare la resistenza in ogni sua forma. Non distolgo lo sguardo, lo tengo fisso sul genocidio del popolo palestinese e del popolo curdo, sui femminicidi, sulle restrizioni alla libertà di espressione, sugli episodi di omofobia e di transfobia. Come i protagonisti di No other land o la protagonista di For Sama, che ci permettono semplicemente di osservare i soprusi del mondo, resisto alla tentazione di chiudere gli occhi. Guardare è scegliere di resistere.
Matteo Lolletti
Oggi io resisto alla bugia dell’inevitabile. All’idea che possa esserci un solo mondo, un solo presente possibile, un solo sguardo, un unico modo di guardare, una sola ipotesi di vita e di esistenza sostenuta da relazioni economiche e sociali presentate come naturali invece che come scelte politiche.
Resisto alla certezza che l’esistente non possa che essere com’è, per resistere alla previsione di Pasolini quando, ne “La Ricotta” e altrove, denunciava come il capitalismo avesse compiuto quella sussunzione delle coscienze in cui il fascismo storico aveva fallito: l’imposizione non più di un pensiero, ma dell’impossibilità stessa di pensare altrimenti. A questo resisto, a questa nuova forma di fascismo.
Ma se la contemporaneità racconta ogni giorno di come le democrazie siano dispositivi fallimentari, credo allora che oggi la resistenza debba farsi certo pensiero, ma soprattutto materia, corpo e azione, opposizione fisica e intellettuale che inceppi concretamente l’esistente, faccia deragliare e interrompa il flusso apparentemente ineluttabile della realtà data, riuscendo a sabotare il presente e il futuro ad ogni livello: culturale, politico e sociale.
Martina Mastellone
Io sono Martina, sono una donna, non sono una madre e non so in questo momento della vita come mi pongo rispetto al Cristianesimo. Ho 29 anni, sono prossima ai 30, e devo ammettere che sono tante le cose rispetto alle quali non so ancora – o non so più – come mi pongo. Non è facile per me dire chi sono, se la strada che ho percorso è in tutto e per tutto quella che avrei voluto percorrere. E non so dove mi porterà, dove andrò, né tanto meno dove voglio andare. Forse per me è più semplice dire cosa non voglio, chi non sono, almeno è qualcosa da cui partire.
Il mondo però non è molto d’accordo. “Ma quando te lo trovi un fidanzato? Guarda che alla tua età io avevo già quattro figli, due cani e un pappagallo. Ho letto sul giornale che una ragazza si è laureata in magistrale con 110 e lode a vent’anni in un corso bilingue e ora è partita per uno stage negli Stati Uniti a 10000 dollari al mese, tu che lavoro hai detto che fai?”: sono frasi un po’ reali un po’ realistiche, figlie di un sistema in cui porre aspettative e imposizioni sull’altro è più accettato di quanto sia non averne su se stess*. Ci sono emeriti sconosciuti che mi dicono come dovrei vivere, cosa dovrei indossare, quanti partner sessuali sono pochi e quanti troppi. Ci sono politici che pensano di avere il diritto di decidere quando e come dovrei mettere al mondo la mia prole, non interessandosi minimamente al Se io abbia o meno intenzione di farlo. Devo assolvere al mio ruolo di donna madre cristiana, anche se io stessa non so quale sia il ruolo che voglio occupare nel mondo.
Io Resisto, o almeno ci provo. E non sono sola, siamo tantissim*. Resisto alla forza sotterrante delle aspettative che il mondo mette sulle mie spalle, dei ruoli che secondo qualcuno che non mi conosce affatto dovrei occupare, di una società che mi dice che alla mia età dovrei aver fatto di più, girato il mondo, accumulato più esperienza lavorativa, costruito una famiglia. Resisto a un sistema che si ostina a dirmi chi dovrei essere e chi non dovrei essere, che vuole impormi un modo di vedere le cose e di percepire me stessa che non è il mio. Per quanto io cerchi di resistere, a volte crollo. Crollo più spesso di quanto vorrei sotto il peso delle cose da fare, delle persone da soddisfare, degli obiettivi da raggiungere. Crollo nel vano tentativo di mettermi in pari con una tabella di marcia che non è la mia.Vorrei essere più leggera, libera dal peso delle idee altrui che a lungo andare diventano anche le mie. Una sorta di Bella Baxter di Povere Creature!, forte del mio libero arbitrio ritrovato. Purtroppo oggi non è il giorno in cui riesco a sentirmi così, ma è il giorno in cui resisto più forte. Resisto, resistiamo.
Marco Mulana
Resistenza l’ho sempre vista come una parola troppo grande, troppo importante per associarla a un mio comportamento o a una mia azione. Pensandoci bene però le resistenze quotidiane che ciascuno di noi porta avanti si intersecano in maniera automatica con quelle resistenze che ritengo più rilevanti, quelle dei popoli oppressi, quelle delle minoranze politiche, etniche e sociali che resistono alle prevaricazioni di Stati e governi. Si intersecano anche solo quando le portiamo alla luce nei classici discorsi da bar, quando inneschiamo anche solo un principio di conoscenza e consapevolezza.
Non sono fiducioso, non sono sicuro che questo approccio abbia senso ed è anche per questo che Resistenza non è solo una parola, ma è un modo di pensare, un ricordo, un esame di coscienza, una presa di posizione, una lotta.
Graziana Basile
Resisto all’oppressione del dissenso che si manifesta nelle forme più subdole e velate, quell’oppressione venduta sotto forma di decreti e ordinanze punitive. Resisto al boicottaggio di qualsiasi forma di pluralismo, quel boicottaggio miope e distaccato dal reale con molteplici sfumature. Resisto a chi pensa di poter decidere del corpo altrui in nome di una fantomatica etica universale, arrogandosi il diritto di poter definire cosa è naturale e cosa no, quale sentimento è lecito e quale no. Ben venga, allora, la resistenza – granitica e instancabile – come ce l’hanno insegnata Basel Adra, Yuval Abraham, Nasser Adra, Shamiya Abu Aram in No Other Land, e Koko Da Doll e Daniella Carter in Kokomo City.