“PIADINA ROCK” di Alessandro Berva, Simone Forti, Abdel E. Rahman
Piadina rock narra di un tempo impossibile da credere.
Mettiamo la scena rock underground romagnola degli anni ’90, ambientiamola in luoghi democratici, liberi, privi di giudizi, dove opposte fazioni politiche si ritrovano a ballare, mettiamoci locali aperti senza logica commerciale, senza strategie dettate dal business, senza competitività, tutti mossi dalla stessa voglia di fare musica.
Con i piedi saldi nell’oggi, credereste che un tempo simile sia davvero esistito?
Ebbene il documentario narra la realtà di locali storici della Romagna quali Velvet, Ex Machina e Vidia. Riporta la fisicità dei corpi di quel tempo attraverso il ricordo materiale delle foto, dei video e della narrazione del ricordo “Partivano con la volvo e andavano ad Amburgo o Londra e compravano i dischi”. La digitalità contemporanea, il culto dell’assenza fisica di oggi e la necessità concreta di ieri, le scalette delle serate trascritte a mano.
Il pubblico degli anni Novanta creava un dialogo fra persone diverse, smetteva di essere spettatore della Storia ma diventava colui che la crea.
Piadina rock lascia un senso di nostalgia di qualcosa che non tutti abbiamo vissuto e forse non vivremo mai, una sorta di incredulità, in un’epoca dove i concerti sono un discorso monetario e di convenienza, dove la libertà creativa è a malapena cosa dei piccoli club.
“Il mondo che conoscevo è scomparso. Non vedevo l’ora di uscire e andare nei negozi. Negozi di dischi. Sono cresciuto in un’epoca in cui la cultura passava attraverso gli oggetti. Potevamo afferrarli, tenerli in mano, confrontarli.” Aksel, La persona peggiore del mondo, 2021.

