Cronache Festivaliere #4
A Berlino oramai siamo rimasti in pochi e siamo quasi tutti italiani, ché da lontano il Paese è reale. La persone si mettono la sciarpa davanti alla bocca, quando in autobus parliamo a voce un po’ più alta di un sussurro, e tra italiani fingiamo di non conoscerci e usiamo lingue sconosciute.
Ma a vedere “The Roads Not Taken” di Sally Potter siamo in tantissimi, al Friedrichstadt-Palast, che è sempre strabello. E anche il film è una bomba. Una storia dolorosa e spietata che fa piangerissimo, con un Bardem straordinario e tanto di quel male dentro da stordire un cavallo, nonostante — forse — un paio di momenti compiaciuti e qualche rarissimo stereotipo. La parola è sofferenza, sia quella detta sia quella mai pronunciata sia quella sbagliata sia quella che diventa azione ed è spesso troppo tardi per sperare di salvarsi.
È sufficiente, per oggi. Ma, frementi come degli scolaretti di 12 anni, non ci perdiamo la conferenza stampa di un felice e risoluto Tsai Ming-liang, con i fotografi che si spingono e sbracciano e litigano, un emozionato Anong Houngheuangsy e un distaccato Lee Kang-Sheng, in attesa di vedere “Days”, di cui non si può che parlare bene a prescindere.
Al quartier generale intanto una gita scolastica russa intona canti incomprensibili ma, a giudicare dal trasporto, sicuramente volti a magnificare la gloriosa madrepatria.