Sieged: The Press vs Denialism
Regia 3
Soggetto e sceneggiatura 3
Fotografia 3
Cast 3
Colonna sonora 3

Il documentario Sieged: The Press vs Denialism si chiede e ci chiede se il Presidente del Brasile Jair Bolsonaro abbia compiuto il suo dovere nella gestione della pandemia causata dalla diffusione del virus Covid-19. L’opera del regista Caio Cavechini si concentra nel periodo che va da febbraio a giugno 2020, dunque dalla comparsa del virus ..

Summary 3.0 bello

Sieged: The Press vs Denialism

Il documentario Sieged: The Press vs Denialism si chiede e ci chiede se il Presidente del Brasile Jair Bolsonaro abbia compiuto il suo dovere nella gestione della pandemia causata dalla diffusione del virus Covid-19.

L’opera del regista Caio Cavechini si concentra nel periodo che va da febbraio a giugno 2020, dunque dalla comparsa del virus in Brasile e durante i mesi successivi – mostrando, attraverso interviste, testimonianze e commenti di giornalisti e fotografi del Paese, quella che è stata la (non) gestione della pandemia e la sua narrazione.

Bolsonaro decide infatti di non seguire le direttive sanitarie indicate a livello internazionale prendendo una posizione diversa: «dopo che mi hanno accoltellato non sarà un raffreddore a fermarmi». A farne le spese sono il popolo brasiliano, che arriva ad avere fino a 1.000 morti al giorno, i Ministri della salute Mandetta e Teich (quest’ultimo dimessosi dopo appena un mese dall’aver ricevuto l’incarico) – colpevoli di rispettare le linee guida della comunità scientifica e non quelle del loro Presidente – e la stampa, che, oltre a combattere le fake news che circolano in rete, inizia a essere attaccata dal Presidente e dai suoi sostenitori. A tutto questo segue anche una crisi politica con le dimissioni del Ministro della giustizia, Sergio Moro, che accusa Bolsonaro di interferenza verso la polizia federale.

Il lavoro di Cavechini mostra le difficoltà sanitarie (terapie intensive piene) ed economiche (molte famiglie non possono permettersi di curarsi) del suo Paese durante il periodo pandemico, narrando quello che è stato l’evento che in questi ultimi due anni ha condizionato le nostre vite: una situazione ancora troppo viva sulla nostra pelle perché se ne possa parlare con assoluta lucidità. Eppure, guardando il documentario, non possiamo non rammentare situazioni analoghe vissute, come la iniziale sottovalutazione del Covid-19 anche da parte di politici, dei media e della sanità, salvo poi fare marcia indietro. Non si può non ricordare come in Brasile, in Italia, ma anche nel resto del mondo, si sia generato odio all’interno della popolazione stessa, riversato dai negazionisti del virus verso i testimoni della malattia, e di come ancora oggi continui la lotta contro le fake news.

La pandemia non ci ha reso migliori, ma almeno, mentre guardiamo Sieged, forse dovremmo pensare al buon senso e alla fortuna avuti.

logo

Related posts

Welcome to Chechnya

Welcome to Chechnya

di David France Quando si dice: «questa è una storia dell'altro mondo» è perché rimaniamo scioccati e fatichiamo anche a crederla vera. Eppure quella raccontata in Welcome to Chechnya è una storia dell'altro mondo ed è anche vera. Parla di coraggio, di forza e di resistenza (no, non...

The Earth in Blue as an Orange

The Earth in Blue as an Orange

Quando qualcosa prende forma in circostanze di eccezionalità, in luoghi inconsueti e in condizioni di estrema specificità, la sua narrazione non può che portare con sé il peso e la forza di tutti quei fattori che hanno contribuito alla sua mitopoiesi, alimentando quel processo per cui, quando...

Flee

Flee

«È il mio passato, non posso sfuggirgli e non voglio farlo». Una dichiarazione d’intenti così dolorosa e che si porta dentro una verità talmente scomoda che, a rifletterci bene, si fa fatica a respirare. Quella di Amin, protagonista di Flee, documentario animato di Jonas Poher Rasmussen...