Persuasione – Un altro adattamento cinematografico (di cui non avevamo bisogno)
Regia 2
Soggetto e sceneggiatura 1
Fotografia 4
Cast 1
Colonna sonora 3

Da decenni i romanzi di Jane Austen sono (comprensibilmente!) oggetto di adattamenti cinematografici più o meno riusciti, [Orgoglio e Pregiudizio (2005, Joe Wright) è, a mio avviso, il film che in assoluto è riuscito a restare fedele a un libro]. Le protagoniste di Austen vivevano in un’epoca in cui il concetto di amore era molto ..

Summary 2.2 normale

Persuasione – Un altro adattamento cinematografico (di cui non avevamo bisogno)

Da decenni i romanzi di Jane Austen sono (comprensibilmente!) oggetto di adattamenti cinematografici più o meno riusciti, [Orgoglio e Pregiudizio (2005, Joe Wright) è, a mio avviso, il film che in assoluto è riuscito a restare fedele a un libro].

Le protagoniste di Austen vivevano in un’epoca in cui il concetto di amore era molto diverso da come lo intendiamo adesso, le relazioni personali erano dettate dall’appartenenza di classe e l’unico ruolo della donna nella società era quello di essere mogli e madri. Costantemente ingabbiate nei dettami della società borghese, dal modo di camminare al modo di parlare all’istruzione, le protagoniste (sempre a tratti autobiografiche) di Austen si sentono fuori luogo, leggono per scappare dalla propria quotidianità e nascondono il dolore causato dalle imposizioni sociali con ironia pungente. Ah e ovviamente si innamorano sempre della persona sbagliata. Tutti elementi che a una ragazzina di provincia suonano estremamente familiari anche a distanza di duecento anni. Non sto quindi neanche a spiegare come e perché i romanzi di Jane Austen (e quindi i rispettivi adattamenti) abbiano per anni influenzato e rovinato il mio povero cervello di adolescente.

Persuasione è l’ultimo di questi ottomila adattamenti cinematografici. Diretto da Carrie Cracknell al suo esordio al cinema (in piattaforma, in realtà), distribuito da Netflix che approfitta del successo dell’ambientazione grazie a Bridgerton, il romanzo della scrittrice inglese ne esce martorizzato. La recitazione di alcuni personaggi è talmente pessima da rendere il film imbarazzante in più momenti (vedi Cosmo Jarvis che interpreta il Capitano Fredrick Wentworth), ma il punto dolente è, ironia della sorte, la scrittura. Nonostante un tentativo di rendere leggero (e attuale?), attraverso una serie di espedienti stilistici, il romanzo, alcuni passaggi risultano troppo poco incisivi. I romanzi di Austen sono fatti di parole non dette, incomprensioni ed emozioni forti, mentre in questo adattamento sembra che venga esplicitato ciò che non deve essere detto, che le persone si comprendano quando non dovrebbero capirsi e che le emozioni siano fiacche quando dovrebbero essere travolgenti. La scelta di rendere così ironico il linguaggio era un elemento che mi aveva incuriosita tantissimo, dato che le protagoniste della scrittrice sono quasi sempre irriverenti e quasi divertite dalle circostanze borghesi in cui vivono. Nel film, invece, le aspettative vengono ampiamente deluse dai dialoghi e dall’interazione tra personaggi/attori. Come scrivevo in apertura, sono affezionata a Orgoglio e Pregiudizio per la sua fedeltà, ma non credo che un adattamento cinematografico debba necessariamente essere una perfetta trasposizione in immagini dei libri a cui si ispirano. Tuttavia, anche l’utilizzo di un linguaggio iper-moderno – la protagonista utilizza espressioni come: «Now we’re worse than exes, we’re friends» – contribuisce al fallimento del film, facendo crollare il realismo dell’ambientazione e riportandoci in un secondo nel 2022.

Nonostante gli espedienti narrativi tremendi, colpisce comunque l’interazione tra il pubblico e la protagonista che parla direttamente allǝ spettatorǝ e guarda in camera con strizzatine d’occhio. Niente di nuovo, chiaramente, e anzi, forse questa modalità di narrazione è un rimando fin troppo esplicito a Fleabag (così come sembra esserlo la caratterizzazione della protagonista). Eppure, chi ha letto i romanzi di Austen sa bene quanto l’interazione con il lettore e la lettrice sia fondamentale. Attraverso il discorso diretto e il discorso diretto libero l’autrice rompe continuamente la barriera che separa i personaggi dei suoi libri da chi legge, lasciando che i pensieri delle sue protagoniste fluiscano tra le pagine entrando in connessione immediata con chi legge: sembra quasi di essere nella testa di Emma, di Elizabeth, di Anne. Allora gli sguardi e gli occhiolini in camera di Dakota Johnson non stonano poi così tanto, assumono, anzi, un valore affettivo-letterario che chi ha amato i romanzi di Austen non può che apprezzare.
E, per quanto mi riguarda, l’aspetto affettivo continua a giocare un ruolo fondamentale nell’accettazione dell’ennesima versione di un adattamento cinematografico dei mie romanzi d’adolescenza. Il problema è che, un po’ come sempre quando si tratta di oggetti di culto, il rischio di tralasciare elementi importanti per lettori e lettrici è dietro l’angolo e le critiche non possono che essere spietate. Sapevo che questo Persuasione sarebbe stato qualcosa di diverso, ma l’affetto non è bastato a colmare le bruttezze a cui ho assistito.

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