Angela Curri in Scordato: «Tutto quello che viene raccontato nel film non è molto distante da quello che viviamo oggi».
La recensione dell’ultimo film di Rocco Papaleo e l’intervista ad Angela Curri, tra le protagoniste della storia.
Con un grande gioco di parole, Rocco Papaleo torna alla regia con una commedia dove l’ironia serve da contraltare a un più profondo senso di malinconia. Una malinconia che attraversa la storia di Orlando (Rocco Papaleo), accordatore di pianoforti in rotta di collisione con il suo presente a causa del suo passato, che all’alba dei suoi 60 anni non trova più niente o nessuno che possa provocargli un senso di genuina gioia, di speranza o entusiasmo per la vita.
Qualcosa in lui si è spezzato. A smuovere le cose sarà l’incontro con Olga, la fisioterapista (Giorgia al suo debutto da attrice) che metterà mano alla sua contrattura – fisica ed emotiva – spronandolo a intraprendere un viaggio nel passato, verso le sue origini, per trovare il momento in cui tutto ha avuto inizio. A Lauria, nell’entroterra potentino, Orlando ci tornerà in compagnia del suo alterego ventenne (Simone Corbisiero) e flashback dopo flashback ricostruiranno la storia del loro passato: i mondiali dell’82 e il comunismo, la lotta armata e la poesia, il legame profondo con la sorella Rossana (Angela Curri) poi corroso dal rancore e da mancati perdoni. Sullo sfondo, il Sud dove “tutte le strade portano al senso di incompiutezza” e una generazione che la compiutezza la cercò negli ideali e nella poesia.
Scordato è viaggio intimo e tormentato, un dialogo schietto con sé stessi e con i propri fantasmi, dove le parole danno forma al disincanto che annebbia gli orizzonti di possibilità, intorpidisce gli animi e non lascia più nulla in cui credere.
“Mi crogiolo nello stato di grazia della rassegnazione” dirà Orlando al suo giovane e più speranzoso alterego, e su questa frase capiremo di essere bloccatə in un limbo tra presente e passato, a cercare di sbrogliare i nodi che ci “contraggono”, a fare i conti con le cose incompiute sulle quali diventiamo severi giudici di noi stessə, perché dal presente pandemico nessunə è uscito più integro di come ci è entratə. Neanche Orlando. Ed è lì che tuttə abbiamo capito che il nostro io interiore va ascoltato.
Dunque non resta che ripartire dal proprio passato per riconciliarsi con sé stessə e con il proprio dolore, con il senso di sconfitta dei propri ideali e con i legami intimi e salvifichi che, nonostante tutto, permangono.
Un film sincero dove anche un sentimento ruvido e fuligginoso come il rancore si prende il suo spazio. Nel disincanto scanzonato un po’ sarcastico a cui Papaleo dà voce, da regista e protagonista, ritroviamo un po’ di quel complesso rapporto con il nostro presente che spesso ci svuota e ci contrae.
Mentre guardavo sul grande schermo gli ultimi minuti del film, ho cercato i punti dolenti su i quali era andato a battere: il Sud, gli ideali sfranti di un’epoca complessa dove il futuro è impalpabile, i legami intimi che ci tengono su quando si fatica a trovare qualcosa di più grande in cui credere. Qui Scordato, grazie alla sua delicata ma penetrante poetica, si è trasformato in un ponte verso luoghi e questioni altre, un promemoria sull’urgenza di poter partecipare al proprio e nostro presente, con tuttə sé stessə.
L’INTERVISTA
Angela Curri è Rosanna in Scordato, personaggio chiave dell’intera storia e nella contrattura di Orlando, e nonostante i folli ritmi della promozione del film nelle sale ha voluto comunque rispondere a qualche domanda per Billy.
“Scordato” non è sicuramente il tuo debutto cinematografico. Chi è stata Angela Curri prima di interpretare Rosanna?
Se penso al cinema penso a Dei un film girato in Puglia qualche anno fa, penso alle mie donne nell’arte La Fornarina [Raffaello, Il Principe delle Arti in 3D, 2017 N.d.R] e Artemisia [Artemisia Gentileschi, pittrice guerriera, 2020 N.d.R] e poi non posso che essere tanto legata alla mia Angela della serie “La mafia uccide solo d’estate” che mi ha accompagnato per tre anni della mia vita e Bea di “Braccialetti rossi”.
Potremmo definire Scordato un film “agrodolce” in cui hai un ruolo chiave, politico ma soprattutto intimo. Come sei arrivata al personaggio di Rosanna e, una volta tuo, come ti ci sei calata dentro?
Rosanna per me è stato uno dei personaggi più belli e più complessi che io abbia mai interpretato. Il mio viaggio con lei è iniziato con tre incontri con Rocco Papaleo, finché lui mi ha scelta e mi ha consegnato il copione. Fin da subito mi sono innamorata di questa storia piena di amore e poesia.
Poi l’estate precedente alle riprese io, Rocco e Simone Corbisiero (Orlando giovane) abbiamo letteralmente vissuto insieme per creare quell’intimità e fratellanza che spero si percepisca dal film. E poi io mi sono molto informata sul periodo storico che andavo a raccontare. Ho letto molto a riguardo.
Ad esempio?
Nell’anno della Tigre: storia di Adriana Faranda, un libro di Silvana Mazzocchi.
Quindi se dovessi riassumere Rosanna in poche parole per chi non ha ancora visto il film?
Rosanna è una bomba ad orologeria. È mossa da passioni forti e grandi ideali che purtroppo la porteranno a commettere degli sbagli durante il suo percorso. Prova un amore incondizionato per il fratello Orlando. Dove passa lascia il segno. È pieno di grinta ed energia ed è molto coraggiosa.
Mentre com’è lavorare con Rocco Papaleo?
Con Rocco fin da subito si è instaurata una grande sintonia artistica. Mi piace raccontare che siamo nati lo stesso giorno e quindi ci accomunano molte cose. Diciamo che artisticamente abbiamo la stessa visione. Sul set è più semplice lavorare con un regista che è anche attore perché sa che vuol dire stare dall’altra parte. Rocco ha saputo accompagnarci in questo viaggio lasciandoci molta libertà e questo per un attore è tutto.
Rocco Papaleo che nel film è Orlando a un certo punto dice “Tutte le strade al sud portano al senso di incompiutezza”, pensiero che le persone giovani del sud, almeno in un momento della propria vita, percepiscono dentro di sé. Tu come giovane donna, attrice, pugliese poi emigrata a Roma, hai mai percepito una qualche forma di questa “incompiutezza”?
Più che incompiutezza ho sentito sempre un senso di inadeguatezza o non appartenenza alla realtà. Che forse questo lavoro a poco a poco mi ha aiutato a capirlo, a percepirlo e a limitarlo. O forse mi ha aiutato a conoscermi meglio e a capire realmente chi sono e dove voglio andare. Ho sempre avuto questo senso di essere fuori sede. Fuori casa. Però a poco a poco scopri che la tua casa va cercata dentro di te. E che non c’è posto che devi conoscere meglio che quello.
In Scordato il passato gioca un ruolo cruciale. E ultimamente la redazione di Billy si sta chiedendo se il cinema – soprattutto quello post pandemico – sia in grado o meno di guardare al futuro, di immaginarlo. Le storie che racconta, spesso, sono storie che lavorano sul passato.
Da attrice che lavora nel cinema e che interpreta storie, credi ci sia effettivamente una difficoltà a guardare in avanti? Si tratta più di un problema irrisolto con il passato, di una “contrattura” (quella pandemica), o di scarsa fiducia nel futuro?
Sai… mi sono fatta tutte queste domande e me le faccio tutt’ora. Io credo che c’è stato un grande cambiamento nelle nostre vite dal periodo pre pandemia al post.
Sicuramente molti di noi hanno fatto i conti con la propria mente e il proprio cuore, che è quello che raccontiamo proprio in “Scordato”, e ci siamo chiesti cos’è che ha realmente valore per noi e abbiamo capito quanto è importante vivere nel momento presente e non andare tanto avanti con la progettazione perché niente è così certo. Almeno io ora cerco di abituarmi a vivere così. Non nego che, allo stesso tempo, ho avuto un periodo di sfiducia verso il futuro, però bisogna tenere duro e combattere con tanto coraggio ed essere fiduciosi e positivi. Non ci resta che vivere intensamente oggi. Solo questo.
Se Scordato fosse la storia di una “contrattura” della nostra generazione, che “contrattura” racconterebbe, secondo te? Si parla di incompiutezza, ideali, speranze sul futuro, conflitti interiori… Insomma, temi anche nostri, non più relegati solo agli anni ’70 – ’80.
Eh, si. Sicuramente tutto quello che viene raccontato nel film non è molto distante da quello che viviamo oggi. E io darei sempre molta importanza alle contratture emotive, è una tematica che mi sta molto a cuore, e spero che con il tempo più persone possibile capiscano quanto è importante dar voce ad esse, ascoltarle e curarle.
Torno a te. Il prossimo ruolo in cui ti vedremo? Se si può dire, ovviamente.
Farò una serie su Rai 1. Non posso raccontare molto ancora. Però sempre un personaggio molto complesso emotivamente.