Indiana Jones: icona e nostalgia
Regia 2
Soggetto e sceneggiatura 2
Fotografia 1
Cast 4
Colonna sonora 5

Accade in una calda sera di luglio che mi siedo in una sala e attendo l’inizio di quello che, in tutta probabilità, sarà l’epilogo di Indiana Jones. Ho atteso questo momento nei mesi precedenti come Il sabato del villaggio, la piacevole attesa che preannunciava un incontro inaspettato con un caro amico del passato che ricordiamo con nostalgia ..

Summary 2.8 normale

Indiana Jones: icona e nostalgia

Accade in una calda sera di luglio che mi siedo in una sala e attendo l’inizio di quello che, in tutta probabilità, sarà l’epilogo di Indiana Jones.

Ho atteso questo momento nei mesi precedenti come Il sabato del villaggio, la piacevole attesa che preannunciava un incontro inaspettato con un caro amico del passato che ricordiamo con nostalgia e pensavamo di non rivedere più.

Che cos’è un’icona? si chiede Billy questo mese.
Un’icona può essere intesa come un luogo sicuro e, in determinati casi,quale quello di cui sto scrivendo, è corretto associare alla parola icona quella di guida.
Forse l’icona può essere anche uno specchio di quello che vorremmo essere o avremmo voluto essere, di valori che condividiamo o di persone che avremmo avuto il piacere di conoscere.
Icona come immagine cinematografica o personaggio di fantasia che racchiude sensazioni e ricordi legati a un film e a tutto ciò che ruota attorno a esso. Il giorno in cui mio fratello mi parla di Indiana Jones per la prima volta, il giorno in cui io e mio fratello andiamo al cinema a vederlo per l’ultima.

Ricordare il Dr. Jones (“Hey Lady! You call him Dr Jones”) solo per il suo cappello e la sua frusta è come ricordare una band per un singolo pezzo.
Professore di archeologia, esperto di occultismo e ricercatore di antichità rare è la definizione letterale che ci viene data nei Predatori dell’arca perduta, ma chiuderlo dietro queste definizioni mi sembra riduttivo. Parliamo piuttosto della crescita dello stesso Indiana Junior che da bambino sfida i mercenari che tentano di impadronirsi di reliquie per ricchezza o potere, parliamo del rapporto dolce e travagliato con il padre Jones Senior (Sean Connery), l’amicizia eterna con Marcus, l’amore verso l’antichità e i misteri, la ricerca di manufatti che sembrano perduti e dovrebbero appartenere a un museo (“It belongs in a museum!”), la lotta ciclica contro il male che ostacola i valori, spesso rappresentato attraverso i nazisti, raffigurazione del male per eccellenza (“Nazis, I hate these guys”).

Ok, ora la faccio breve e vi dico che ne penso del Quadrante del destino.
Ciò che ti regala John Williams con Raiders March, tema principale della saga, è la stessa emozione che hai provato sentendola quella lontana prima volta e vale più di 10 euro di biglietto.
I primi 15 minuti di prologo sono la parvenza di un grande amore passato e una memoria delle origini, ma quello che nel film viene in seguito rappresentato come il tramonto di Jones lo trovo dispregiativo, le icone non muoiono mai perché eterne, ma invecchiano e, nella loro strada verso l’uscita di scena, detengono la conoscenza e la saggezza. Non è incredibilmente affascinante ed edificante l’esperienza che racchiude un’icona di questo tipo? Perché rappresentarla come “fuori uso” in quanto vecchia?
Questa sorta di passaggio della staffetta con Helena non mi va a genio.
La trilogia originale ci propone aiutanti e coprotagonisti che si affiancano a Jones, amici fedeli con personalità vive che condividono gli stessi valori. In questo caso Phoebe Waller-Bridge (Fleabag) tende a sostituire Ford e a essere la sua copia al femminile, finendo per rappresentare Indiana come obsoleto. Purtroppo è difficile intravedere in lei le solide spalle del passato come Sallah o Marcus.
È necessario evidenziare lo scorrere dei giorni in questa chiave?
Aleggia in tutto il film questa sensazione di “invecchiato” anziché sottolineare i pregi che risiedono nell’esperienza.

Indy, icona reale, icona di fantasia, esisti o non esisti, alcuni mi direbbero: «Ale rilassati è solo il personaggio di un film!», è solo il personaggio di un film?
È corretto accostare l’aggettivo solo a questa icona? Per assurdo, molte delle persone che ho avuto la sfortuna di incontrare vorrei fossero state “solo” personaggi di film.
Indiana è il professore che avrei voluto quando studiavo, una finestra su un mondo più vasto, la magia dell’avventura, dello stupore, della meraviglia. Indy alimenta la possibilità e amplia la visione di credere che vi sia sempre una città nascosta, lontano, in una giungla, in una terra desolata che racchiude una storia e un tesoro che appartiene a un museo.
Indy ci mostra il significato di amare qualcosa e rischiare tutto per onorarlo e proteggerlo.
Storia, simbologia, mitologia, leggende, Indy è chiaro, puoi essere solo un personaggio di fantasia perché nella realtà di oggi di sicuro uno così non può esistere.

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