Scream o l’arte del “requel”
Regia 4
Soggetto e sceneggiatura 4
Fotografia 3
Cast 3
Colonna sonora 3

Quando nel 1996 esce al cinema Scream per la regia di Wes Craven e la sceneggiatura di Kevin Williamson è “rivoluzione”: per la prima volta infatti lo spettatore si trova davanti a un horror slasher in cui i protagonisti sono consapevoli di essere dentro un film dell’orrore e si muovono secondo le regole del genere, ..

Summary 3.4 bello

Scream o l’arte del “requel”

Quando nel 1996 esce al cinema Scream per la regia di Wes Craven e la sceneggiatura di Kevin Williamson è “rivoluzione”: per la prima volta infatti lo spettatore si trova davanti a un horror slasher in cui i protagonisti sono consapevoli di essere dentro un film dell’orrore e si muovono secondo le regole del genere, regole che poi vengono rispettate o sovvertite. In questo modo si viene a creare un contesto sì umoristico, ma non per questo privo tensione e condito anche da diversi colpi di scena.

Altra caratteristica è la forte componente metacinematografica al suo interno con le tante citazioni (sia nei dialoghi che nella regia) legate ai classici dell’horror, testimonianza di un cinema che tende ad escludere sempre più la realtà per rifugiarsi in se stesso diventando autoreferenziale (non a caso esce appena due anni dopo Pulp Fiction di Quentin Tarantino) e proprio questa componente viene ulteriormente sviluppata nei tre film successivi della saga il cui successo determina la consacrazione del suo killer mascherato Ghostface (modellato nelle fattezze della maschera sulla base del volto del quadro L’urlo di Munch) facendolo diventare una vera icona dello slasher e, più in generale, del cinema.

La saga comprende la trilogia originale (1996 – 1997 – 2000) in cui si indaga una generazione che confonde la realtà con la finzione e un quarto capitolo realizzato undici anni dopo – Scream 4 (2011) – che ironizza sulla gioventù moderna, ormai abituata a violenza e omicidi di ogni genere e sempre più attratta dalla visibilità mediatica.

Ora, dopo altri undici anni, giunge in sala il quinto capitolo, dedicato al defunto Wes Craven, intitolato Scream (come l’originale) affidato alla regia del duo Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (di cui consigliamo Finché morte non ci separi del 2019) e scritto da James Vanderbilt e Guy Busick che riescono nell’arduo compito di prendere l’eredità di Craven e Williamson, regista e sceneggiatore di tutti e quattro i capitoli precedenti, senza farli rimpiangere.

Siamo a Woodsboro in California nel 2021, a 25 anni di distanza dal primo massacro e a un decennio dall’ultimo, e, ancora una volta, il serial killer che si nasconde dietro la maschera di Ghostface riappare e inizia a prendere di mira dei ragazzi del posto, una di queste, Samantha (Melissa Barrera) decide, dopo che lei e sua sorella Tara (Jeanna Ortega) vengono aggredite, di chiedere aiuto all’ex sceriffo Linus (David Arquette) il quale a sua volta contatta l’ex moglie, la giornalista Gale Weathers (Courteney Cox) e Sidney Prescott (Neve Campbell), tutti e tre sopravvissuti alle stragi precedenti, per informarle che l’assassino è tornato.

L’opera di Bettinelli-Olpin e Gillett mantiene le caratteristiche dei precedenti capitoli (l’aspetto metacinematografico, la spietatezza e la goffaggine di Ghostface, l’umorismo), tenendo un profondo legame in particolare col primo, diventando, come viene sottolineato anche dai personaggi stessi, quello che viene denominato “requel”, vale a dire un prodotto che si allaccia al primo film storico di una saga (che è il più amato in genere dai fan) con al suo interno nuovi personaggi e elementi, ma che in qualche modo sono legati a un passato che deve ritornare.

Proprio la figura del fan e in particolare il fan service è l’oggetto di riflessione di questo quinto capitolo dimostrando come la saga di Scream sia sempre attenta e riflessiva sui fenomeni sociali contemporanei: in questo caso si fa leva su come i fan siano spesso delusi dai sequel delle saghe a cui sono legati e di come siano loro a voler scrivere il film che vorrebbero vedere, quello del fan service è infatti un fenomeno che si sta sempre più facendo strada all’interno dell’industria cinematografica (basti pensare a film usciti di recente come Ghostbuster: Legacy, Spider-man: No Way Home, Matrix Resurrections) e che forse arriverà a determinare il futuro e la sopravvivenza della sala.

In conclusione, anche questo capitolo mantiene alto il valore di una saga spesso sottostimata perché, come il film stesso ha modo di mostrare, contrapposta agli horror “sofisticati” di oggi (vengono citati infatti Babadook, The Witch, It Follows, i film di Jordan Peele, Hereditary), ma la forza di Scream sta proprio nelle sue dinamiche e componenti e questo non va dimenticato.

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