La città dei vivi

La città dei vivi

le mutevoli forme dell’essere umano

Roma è un autobus incendiato. Roma è la corruzione. Roma è, anche, la grande bellezza. Roma, poi, è la protagonista de La città dei vivi, il podcast tratto dal romanzo di Nicola Lagioia e da lui narrato e prodotto da Chora Media. Lo sfondo è l’omicidio di Luca Varani, ma la vera protagonista è Roma, la città eterna, caduta in disgrazia, a sentir le parole del giornalista. Quella che viene raccontata è una storia del 2016, ma, appunto, come la città in cui si svolge, è eterna, è una storia a cui Roma non è nuova. 

Il 5 Marzo 2016 Manuel Foffo sta andando al funerale dello zio in Molise, è seduto accanto al padre nella macchina e gli confessa che dentro il suo appartamento c’è un morto. É Luca Varani. Nella vicenda è coinvolta un’altra persona, Marco Prato, che, nel momento della confessione, si trova in un albergo pronto a suicidarsi con in sottofondo Ciao amore ciao di Dalida. 

Quella che sembra essere una storia conclusa, un facile caso di cronaca nera già finito e con i colpevoli già in arresto, si rivela, invece, una storia che racconta Roma, una vicenda che, entrando nella testa e nella bocca dei colpevoli, mostra le tante sfaccettature dell’essere umano. Nei tre protagonisti si racchiude l’umanità.

Ne La città dei vivi alla voce narrante di Nicola Lagioia si uniscono le parole, registrate durante gli interrogatori, di Marco Prato e Manuel Foffo, quelle delle persone che conoscono il primo, PR e organizzatore di serate nella Roma borghese, e quelle dei familiari del secondo. Ci sono poi le testimonianze dei parenti, amici e conoscenti di Luca Varani, la vittima di questo omicidio. 

Il giornalista, nel raccontare questo episodio, si sofferma sulla vita notturna di Roma e su chi la frequenta e la alimenta. Non solo, La città dei vivi è ricco di testimonianze su ogni aspetto della vita di Roma: da Vladimir Luxuria e la comunità LGBTQ agli sceneggiatori di Non essere cattivo, Francesca Serafini e Giordano Meacci. 

In particolare, come affermano gli stessi autori del film di Claudio Caligari, le due storie si assomigliano per diversi aspetti: l’amicizia di Vittorio e Cesare è simile a quella che Marco e Manuel, in poco tempo, riescono a creare; sia i protagonisti di Non essere cattivo sia quelli de La città dei vivi non si accontentano di ciò che hanno, non possono essere quello che vogliono. Vengono da un ambiente, la periferia, dal quale vogliono scappare per essere veramente sé stessi, per vivere come vogliono loro. E se proprio non si ha intenzione di ascoltarlo fino alla fine il podcast, è già la sigla che lo ricorda, «uccidevano perché non erano quello che avrebbero voluto essere».

Marco, Manuel, Vittorio e Cesare (sia quello di Non essere cattivo che quello di Amore tossico) superano i Ragazzi di vita di Pasolini (ne ha parlato proprio in BILLY Aurora), i quali «violano la legge, ma sono a loro modo puri, incorrotti e forse, crede Pasolini, sono portatori di una misteriosa forza messianica, di una possibile salvezza».

Il podcast è una sorta di museo caleidoscopico: un’imponente stanza (Roma) dentro la quale sostano delle entità (Manuel, Marco e Luca) che continuano a mutare senza considerare il giorno o la notte. In questo gigantesco museo, però, entrano, ma non sostano, altre entità che (per fortuna loro) non vengono attratte dai veri caleidoscopi.

Attraverso i ritratti dei suoi protagonisti il podcast scopre che la natura umana non è singolare, al contrario, è multipla che prende la forma, non solo di ciò che si è, ma delle esperienze che si fanno, con chi le si fa e con quali motivazioni. 

Ne La città dei vivi la drammatizzazione sonora è un elemento accessorio, al contrario di altri podcast in cui la narrazione è accompagnata da elementi sonori che ne esacerbano la dimensione narrativa. In questo podcast, invece, sono le parole stesse che sono visive e permettono l’immaginazione della realtà. Ecco, se possiamo dare una definizione di podcast, si può partire da questo punto: un podcast è un racconto che ti permette di immaginare la realtà che viene raccontata. Immaginare la realtà significa creare una rappresentazione di quest’ultima diversa per ciascun ascoltatore.

E allora, la potenza che guida il podcast de La città dei vivi è il suo saper analizzare un omicidio attraverso le dinamiche dell’ambiente in cui questo fatto criminoso si è compiuto, attraverso le testimonianze di chi quel contesto lo frequentava e attraverso le parole delle persone che hanno compiuto quell’orribile gesto. Insomma, La città dei vivi non è un audiodocumentario, non è un’inchiesta e non è neanche un audiolibro, a mio avviso questo è il podcast per eccellenza.

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