La scelta di Anne – L’Événement
Regia 3
Soggetto e sceneggiatura 3
Fotografia 4
Cast 4
Colonna sonora 2

Come trasporre sul grande schermo un tema complesso come quello dell’aborto? Non è detto che La scelta di Anne – L’Événement l’abbia fatto nel modo più originale possibile, ma il suo essere un film crudo e limpido allo stesso tempo gli ha portato un Leone d’Oro a Venezia. Vuol dire che qualcosa nel film ha ..

Summary 3.2 bello

La scelta di Anne – L’Événement

Come trasporre sul grande schermo un tema complesso come quello dell’aborto? Non è detto che La scelta di Anne – L’Événement l’abbia fatto nel modo più originale possibile, ma il suo essere un film crudo e limpido allo stesso tempo gli ha portato un Leone d’Oro a Venezia. Vuol dire che qualcosa nel film ha funzionato molto bene, anche più di qualcosa.

La scelta di Anne è l’adattamento cinematografico, a cura della regista Audrey Diwan, del romanzo autobiografico L’Événement, di Annie Ernaux. La storia ci porta nella Francia degli anni ‘60 e ci mette a tu per tu con le vicende della poco più che ventenne Anne, ragazza di famiglia proletaria con brillante e promettente carriera universitaria in Lettere, prossima alla laurea che sancirà l’inizio della sua vita di donna e lavoratrice in grado di autodeterminarsi e di realizzarsi fuori dalle mura di casa. Sarà un’inaspettata e non voluta gravidanza a rompere tutti gli equilibri e a mettere in discussione il suo futuro, e l’unica via praticabile per non rinunciarvi è l’aborto, all’epoca tanto illegale quanto moralmente aberrante. 

É di qui che ha inizio il dramma personale di Anne, destinato a rimanere tale e relegato alla sola dimensione privata, consumato nella più totale clandestinità e solitudine. La corsa contro il tempo scandita dal passare delle settimane – di cui è partecipe anche il pubblico – acutizza il turbamento emotivo della ragazza che non vuole sacrificare la sua realizzazione accademica e professionale per una maternità non voluta, definita come “Il genere di malattia che prende solo le donne e le rende casalinghe”. Una scelta chiara sin dal principio, rafforzata dalla consapevolezza e dalla determinazione della protagonista che non la ritratterà neanche di fronte ai no ricevuti, né di fronte al dolore fisico che patirà. 

Non ci racconta nulla di nuovo, e forse proprio per questo resta tristemente drammatico e attuale. L’Événement, nonostante sia un film povero di una scrittura originale, dialoga con lo spirito del tempo dei nostri giorni, crea dei ponti tra la Francia pre-Sessantottina dei rigidi costumi e il nostro presente, portando sul grande schermo un tema spinoso ancora irrisolto: la pretesa e il diritto mancato di disporre e decidere del proprio corpo. Ma non solo: Audrey Diwan ci sta parlando del conflitto tra maternità e lavoro, tra l’essere donna e il voler diventare madre, due condizioni spesso imbrigliate in un falso automatismo che investe il genere femminile nella fallace idea di “istinto materno”.

Un film che ragiona sul ruolo centrale del corpo nella società, mettendolo al centro della sua narrazione e delle sue inquadrature delicate e forti allo stesso tempo. Attraverso una resa quasi caravaggesca di quello della protagonista, la regista ci parla del peso – fisico e morale – di un corpo che cambia fuori dal nostro controllo e che subisce gli effetti di scelte altrui, della difficoltà di dover vivere in solitudine un dolore complesso, provocato non tanto dall’ingombro morale dell’atto dell’aborto, ma dall’impossibilità di poterlo praticare liberamente. Il corpo, dunque, si fa carico di un dramma profondo che si consuma nell’individualità e nell’esclusione sociale, dramma appesantito da una società che non collabora, bensì ostacola. Moralismi gratuiti, obiettori di coscienza, l’inganno e il pregiudizio per i facili costumi: sono le pene con le quali Anne deve fare i conti e che ritornano – a modo loro – ancora oggi. 

Nel film c’è il dramma ma non il melodramma: è forse questo che gli riconosce un posto degno di nota nella filmografia sul tema. La resa della storia è asciutta, i dialoghi non hanno smarginature e conservano quella compostezza – quasi eccessiva – che la protagonista dovrà preservare fino alla fine, fino a quando il dolore fisico non fuoriuscirà prepotente in una scena finale perturbante ma necessaria. Sono i primi piani sull’impeccabile Anamaria Vartolomei (Anne) ad avere l’arduo compito di restituire al pubblico l’angoscia per il tempo che scorre, il timore della rinuncia alle proprie ambizioni, il dolore fisico per pratiche ai limiti della sopportazione. É l’espressività dello sguardo – in cui convivono la determinazione di una donna già matura e i timori giovanili dei vent’anni – a portare avanti il dialogo più importante del film. 

É anche un film di universi in collisione tra loro: l’universo maschile che s’impone su quello femminile, dai medici obiettori di coscienza ai compagni di studi ancora troppo acerbi e sicuri del loro privilegio dato dall’essere uomini negli anni ‘60; l’universo privato che confligge con quello pubblico dei rigidi costumi e delle leggi antiaborto, dove non c’è spazio per l’esternazione e per la condivisione di un dramma; l’universo lavorativo ancora troppo debole di fronte all’universo familiare, spesso l’unico contemplato per la realizzazione della donna in quegli anni. Nel mezzo, attraverso ognuno di questi piani di conflitto, a intersecarli l’uno con l’altro in un unico discorso, c’è quella disuguaglianza di genere che dimezza le possibilità di autodeterminazione e che era ed è ancora oggi un problema politico urgente

La scelta di Anne – L’Événement ha una scrittura non originale ma una resa che riesce e funziona, ben interpretato e montato; è un film anche politico che lavora sul corpo e sul coraggio del quale si impregna per portare a termine una lotta personale e collettiva allo stesso tempo. Taglia lì dove non è necessario mostrare altro – lasciando che sia l’immaginazione del pubblico a visualizzare il seguito – ma resta esplicito lì dove l’invisibile può e deve materializzarsi agli occhi altrui. Sarà forse tutto ciò ad aver garantito a Audrey Diwan un Leone d’Oro a Venezia, che con il suo secondo lavoro firma una storia intima dal taglio politico profondamente attuale.

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