Blonde – la Marylin Monroe di Andrew Dominik
Regia 2
Soggetto e sceneggiatura 2
Fotografia 3
Cast 4
Colonna sonora 4

Lei è il sogno. La tentazione, la grazia, l’incanto. Bella da non crederci, così bella che consuma. Un corpo a cui il sogno americano asporta il pensiero per soddisfare una virilità deforme, un corpo che viene trasfigurato nell’incarnazione di un ethos nazionale che in cambio di libertà, prosperità e successo chiede di banchettare con le ..

Summary 3.0 bello

Blonde – la Marylin Monroe di Andrew Dominik

Lei è il sogno. La tentazione, la grazia, l’incanto. Bella da non crederci, così bella che consuma.

Un corpo a cui il sogno americano asporta il pensiero per soddisfare una virilità deforme, un corpo che viene trasfigurato nell’incarnazione di un ethos nazionale che in cambio di libertà, prosperità e successo chiede di banchettare con le sue carni.

La Marylin Monroe di Andrew Dominik in Blonde è una costruzione: la diva bionda che ci sorride, il vestito bianco che si solleva offrendo pelle chiarissima e desiderio, la donna che fa capitolare Joe DiMaggio, che può mostrarsi così scandalosamente vicina ai Kennedy, un simulacro in cui tuttavia non risiede nulla di vero.

La trasformazione di Norma Jeane Mortenson Baker in Marilyn Monroe non ha nulla di prodigioso. La sua è una metamorfosi orrorifica, la vestizione di un’anima per il gran ballo con il Diavolo. Come non perde tempo di ripeterci la telecamere del regista, e prima ancora Joyce Carol Oates nel suo omonimo romanzo (di cui il film di Dominik è l’adattamento), la donna intrappolata nello schermo è mera icona, diva fatta di carne di cui tutti vogliono un pezzo.

Presentato in anteprima a Venezia, prima di approdare su Netflix (disponibile dal 28 settembre), il nuovo biopic su Marilyn Monroe ha incontrato tra gli spettatori del Lido applausi e critiche. C’è chi lo ha definito pura pornografia del dolore, chi lo ha accusato di vilipendio iconografico e chi lo ha esaltato per la non convenzionalità e il coraggio. La nostra verità è che molta dell’intensità di questa complessa e pluristratificata biografia la si deve all’attrice protagonista Ana de Armas, la cui candidatura ai prossimi Oscar appare cosa fatta, e alle lunghe sessioni di trucco che la rendono il docile e provocante angelo americano perfetto.

Il coraggio di Blonde è tutto nelle intenzioni. Dominik desidera farci assaporare il sangue di una diva fatta a brandelli da un’industria cinematografia senza scrupoli, che mai ha considerato Monroe un’attrice capace di scelte artistiche autonome e di spessore, che ne ha bramato solo il corpo. Così il regista australiano ci invita a tenere per mano Norma Jeane fin dall’infanzia. Un’infanzia trascorsa tra l’ossessione per una figura paterna assente e misteriosa e il dramma di una madre instabile che non avrebbe voluto lei nascesse. Norma cresce e lo spettatore la affida alle cure di un successo che dovrebbe riscattarla. Ma le premure che le si riservano si fanno sempre più indiscrete, maliziose, intruse. Tutti gli uomini che lei chiama affettuosamente e disperatamente “Daddy” la sfruttano e la mortificano. Gli occhi che le si incollano addosso sono avidi e sfacciati.

Dominik forza decisamente la mano e sceglie di collocare il suo punto d’osservazione – e quindi anche il nostro – seduto al banchetto che il mondo intero ha consumato su Marilyn Monroe. Blonde ci tormenta, costringendoci a guardare da vicino, a violentare, a partecipare a momenti intimi e dolorosi, con la macchina da presa che letteralmente entra dentro Marilyn

Il regista australiano squarcia l’intimità della diva, divincolandosi tra scandali e desolazioni, senza perdere tempo a ricercare un equilibrio tra la donna e la diva, ben consapevole che la stabilità in questo caso non è mai nemmeno stata sfiorata. Il film non erige mai alcuno sbarramento tra l’immaginazione e il reale, lasciando che il mito di Marilyn imploda e che Norma Jeane soccomba tra le fiamme di un inferno in terra.

Tutti possono prenderne un pezzo, masticarlo sin tanto che se ne avverte il sapore dolce e poi sputarne l’anima rosicchiata non appena la materia diviene stantia. È questo ciò che la cultura moderna del consumo ci ha insegnato come lecito, e noi abbiamo obbedito. Abbiamo arraffato e rimpastato, a nostro piacimento. Ecco perché non c’è una volontà di matrice biografica nelle intenzioni di Dominik. Gli episodi sono rimaneggiati, i ricordi mescolati in una fotografia che passa, con fin troppa agilità, dai colori pastello ad un bianco e nero intenso. Un cromatismo cangiante, una telecamera incoraggiata a rincorrere gli umori del momento, ancorandosi ad un grandangolo, per poi lanciarsi all’impiego della handy-cam, e infine a indugiare sugli sguardi dritti in camera. Quello di Dominick è un costrutto visivo che evolve e disorienta lo spettatore, nell’intenzione di restituire in maniera autentica l’inquietudine vissuta da Monroe.

Blonde è una giostra disperata che scuote fino alla nausea: il regista taglia bruscamente, gioca con i filtri, con i colori, con i formati. La costante variazione è così insistente da rendere sin troppo didascalica la dualità di Norma Jeane/Marylin e tale ostinazione all’alterazione e al mutamento tradisce nella pratica le intenzioni dando l’impressione di voler dare più spazio alla forma che alla sostanza.

In Blonde la fragilità è talmente esibita che l’anima di Norma Jeane fatica a emergere. La prova di Ana de Armas è uno dei pochi barlumi di calore in un film costruito così chiaramente per dissestare emotivamente il pubblico da finire per imprigionare lo spettatore tra i virtuosismi di regia. Così come Monroe è incatenata indissolubilmente ad un brand della società dell’intrattenimento di massa del Novecento, noi ci ritroviamo incastrati per 167 minuti tra drammi di cui non riusciamo ad abbracciare l’intensità. Se non fosse per le note di Nick Cave che avvolgono in una danza ipnotica, accompagnando Marilyn fuori dal mondo, soggiogata da un’estenuante guerriglia tra realtà e fantasia, Blonde potrebbe definirsi un eclatante meraviglioso accumulo visionario che lascia più saturi che coinvolti.

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