Quel sottile filo rosso

Quel sottile filo rosso

Quello che ha BILLY di rinnovarsi costantemente è sempre stato, più che un bisogno strutturale, un desiderio di assolvere a un compito comunicativo dettato dalle contingenze e dalla necessità di rappresentare in maniera omogenea tutte le anime che racchiude al suo interno. La sua natura liquida fa in modo che i suoi confini siano permeabili e permeati da istanze e rivendicazioni e che la sua forma sia mutevole nel tempo

La redazione di BILLY ha deciso che essere un semplice contenitore di recensioni non è più rappresentativo della sua identità e non è sufficiente a soddisfare quel bisogno condiviso che non si esaurisce con la semplice analisi di un prodotto singolo, ma che ha bisogno di un percorso condiviso per riuscire a dare una visione più profonda alla prossimità e all’attualità delle uscite cinematografiche. 

Per questo non ci limiteremo a “parlare” di cinema, ma cercheremo di “dialogare” con il cinema stesso e fra di noi, per capire se e in che modo ciò che guardiamo ci rappresenta, cercando di mese in mese un filo rosso che unisca i nostri sguardi e li conduca, attraverso lo stesso percorso, a dare una visione più omogenea e ordinata di ciò che le sale e le piattaforme streaming ci offrono, provando a indagare come, attraverso i nostri sguardi, ciò che guardiamo possa avere un impatto e un‘influenza su ciò che siamo e diventiamo.

Perché, se è vero che guardare (e scegliere cosa guardare) è sempre un atto morale, allora il ruolo dello spettatore si riveste di un peso che la distanza che lo schermo ci impone, e con cui ci difendiamo, non può essere sufficiente ad alleggerirne la responsabilità, il peso e la portata: ciò che guardiamo ci rispecchia e noi ci specchiamo in quello che guardiamo

Seduti sui nostri divani o sulle comode poltrone di un cinema costruiamo una barriera ideale attraverso lo schermo, con la quale ci assolviamo dalle colpe e dal giudizio, mantenendo un contatto (visivo ed emotivo) con ciò che vediamo solo per la sua breve durata. La realtà è che ciò che osserviamo ci è molto più prossimo perché decidiamo di vederlo, perché quello che vediamo è creato per soddisfare i nostri desideri, e lo schermo a cui pensiamo come una parete diventa qualcosa di più simile a uno spioncino di una porta da cui osserviamo noi stessi: è per questo che siamo sia vittime che carnefici, perché siamo stati noi a creare quel sottotesto culturale che ha dato vita al personaggio di Wanna, siamo stati noi ad aver frustrato i desideri di Marilyn Monroe in Blonde, siamo stati noi ad aver creato le perversioni di Dahmer.

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