Il Sol dell’Avvenire: eleganti ripensamenti nell’ultimo film di Nanni Moretti

Il Sol dell’Avvenire: eleganti ripensamenti nell’ultimo film di Nanni Moretti

Ne Il Sol dell’Avvenire Nanni Moretti è un regista impegnato nella realizzazione di un film sui dissidi politici e amorosi di un segretario (Silvio Orlando) della sezione del Partito Comunista Italiano del Quarticciolo, che vanno a intersecarsi con i fatti delle insurrezioni ungheresi del ’56. Allo stesso tempo il film tratta la crisi coniugale tra Giovanni (Moretti) e la produttrice Paola (Margherita Buy), dopo 40 anni di matrimonio e 13 film insieme; ancora, un musical dove classici della canzone italiana fanno da sfondo all’amore di due giovani nell’Italia degli anni ’70. Il Sol dell’Avvenire è un esercizio metanarrativo, condito dal solito e inconfondibile cerebralismo alla Moretti. 

Il Sol dell’avvenire è un film su molte cose: mondo del cinema, vita privata, vecchiaia; sul tempo che passa rattristando chi vive di sogni, idee e speranze che ormai non esistono più. Un film sul cinema, non solo per l’espediente tecnico “di più film dentro al film” e sulle evidenti analogie tra Moretti e il regista Giovanni; ma sul mondo stesso del cinema: la scena di Moretti che blocca per ore un’intera produzione della moglie contestando l’uso spropositato della violenza gratuita nei nuovi prodotti cinematografici: una violenza facilissima, che inquadra la pistola e non la contorsione dell’anima dell’assassino; o ancora Moretti che, ritrovatosi senza un finanziatore, fa un colloquio con Netflix uscendone destabilizzato, rattristato, sconsolato davanti alle pretese del cinema globale, di veloce e insulso consumo. 

Un film sulla vita privata e la vecchiaia. Moretti invecchia come invecchia Giovanni. Come invecchia Ennio, il segretario di sezione, che con le sue idee filosovietiche si scontra con Vera (Barbora Bobulova), sua giovane amante filoungherese. Un dissidio che porta Ennio, nella sceneggiatura iniziale, a togliersi la vita impiccandosi. È qualcosa, come ha detto lo stesso Moretti, di “personale, non politico”. È solo – si fa per dire – la storia di un uomo travolto dagli eventi grandi.

L’invecchiamento di Nanni Moretti è sì annoiato, ma talmente elegante da commuovere. Un uomo dentro un mondo irriconoscibile, dove non esiste più il diritto di sostenere una posizione radicale nata da un sogno: dove non si può più essere Ennio, e nemmeno Vera. L’implosione del cinema, dell’amore, delle sensazioni, la velocità con cui tutto si sfalda davanti agli occhi di un uomo figlio del ‘900, con un particolare: non c’è giudizio, solo un agrodolce e gentile ripensamento. Durante l’ultima giornata di girato del film infatti, un Moretti ormai sconsolato mostra a Silvio Orlando come stringersi il cappio attorno al collo e si blocca. Il suicidio non è la soluzione. Cambia la sceneggiatura, il finale è lieto.

Cambia anche tutto Il Sol dell’Avvenire, in un’ultima scena con una marcia rossa per via dei Fori Imperiali dove sfilano Ennio e Vera, Paola e tutti gli altri attori del film di Giovanni; ma non solo: ci sono anche gli attori dei film passati di Moretti, le persone a lui care. Una social catena che come ultimo punto ha proprio Nanni Moretti che, annoiato ma sopravvissuto, come il Mastroianni dell’ultima meravigliosa scena sulla spiaggia ne La Dolce Vita, molto semplicemente, ci saluta. 

P.S. Ci sono tanti momenti musicali emozionanti – la scena con Battiato dove tutti iniziano a roteare seguendo il ritmo della canzone è di una tenerezza indescrivibile – ma questo film mi ha fatto venire in mente la canzone di un cantante che, come disse Morgan criticandolo a livello musicale, è da annoverare tra i grandi musicisti morti a 27 anni: ed è Vasco Rossi. Se è vero che conto sulle dita di una mano le canzoni di Vasco Rossi che apprezzo, su quelle poche non c’è niente da fare: ti fanno commuovere, ti fan pensare. Perché anche Vasco è un sopravvissuto, uno che al mondo, alla fine, non c’è mai stato tanto bene. 

Insomma, per finirla, il film di Moretti mi ha fatto venire in mente le parole de La Noia di Vasco Rossi. 

Che fanno così:

La noia, la noia, la noia, la noia

Io non ci vivo più

Restaci tu qui

Soffrirò di nostalgia

Ma devo uscire fuori da qui

Io devo, io devo, io devo, io devo

E come dicevi tu

Tornerai qui

Solo quando avrai bruciato tutto

Solo allora, sì

E la noia, la noia, la noia

Che hai lasciato qui

Quella noia che c’era nell’aria

Che c’era nell’aria allora

È ancora qui

È qui che ti aspetta sai

E tu, ora, non puoi certo più scappare

Come hai fatto allora

Ora sai che vivere

Non è vero che c’è sempre da scoprire

E che l’infinito

È strano ma per noi, sai

Tutto l’infinito

Finisce qui

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