Cineteca, il potere del restauro

Cineteca, il potere del restauro

Il restauro ha l’immenso potere di salvare la vita e rendere immortali, nel senso di immortalare per sempre, i materiali filmici che costituiscono, a oggi, una grande ricchezza culturale.
Il cinema e, di conseguenza, il restauro permettono di cristallizzare periodi che, altrimenti, vivrebbero solo attraverso la narrazione e non attraverso le immagini. Si fanno promotori del tramandamento di condizioni sociali e di stili di vita. 

È grazie alle cineteche, intese come il punto di convergenza di memorie, che si possono avere oggi preziosi archivi. Il lavoro che svolgono è quello di salvaguardare un patrimonio, e il passato va visto in quest’ottica.

Il grande Maestro Godard racconta la sua scoperta della Cinémathèque française come di vitale importanza per la sua formazione di cineasta: è come se nessuno vi avesse mai parlato di Omero o di Platone, commenta, e poi entrando in una biblioteca ci si imbattesse nelle loro opere. Direste «perché diavolo nessuno mi ha mai detto niente di queste […]?», così, continua Godard, si sentivano gli esponenti della Nouvelle Vague dopo aver scoperto la Cinémathèque, Ejzenstein e Griffith. Perché diavolo nessuno ha mai detto loro niente del Cinema di inizio Secolo? Ed è, allora, grazie alla loro riqualificazione che è stato possibile per quei cineasti – Godard, Rohmer, Truffaut per citarne alcuni – scoprire il Cinema. I quali, poi, ce lo hanno restituito con successo attraverso le loro opere. E così può accadere ancora per le generazioni presenti e future.

Guardare al passato non significa necessariamente essere incapaci di pensare un futuro. Anzi, a volte è necessario volgere lo sguardo indietro per trovare il giusto slancio per raccontare in maniera originale la contemporaneità. Senza, chiaramente, cadere nell’errore dell’omaggio, come dice Almodovar. Ciò che si deve fare, per raccontare l’oggi attraverso il Cinema è rubare. Tutti lo fanno e ciò significa «trovare la soluzione a uno dei propri problemi nel film di qualcun altro». E questa potrebbe essere una delle risposte al fatto che spesso si tende a guardare al passato. Perché lì si cerca il genio.
Perciò, volgere lo sguardo indietro aiuta a imparare, e il fatto che esistano luoghi di raccolta come le cineteche è straordinario, perché racchiudono il passato del Cinema e, contemporaneamente, contribuiscono a creare una connessione col presente che può essere d’aiuto a costruire una narrazione alternativa e originale. 

Tutto questo avviene grazie alla tecnica del restauro, la quale consente la riqualificazione di pellicole che col tempo sono soggette a deterioramento.
Infatti, si parla del potere del restauro proprio perché permette di non perdere una ricchezza passata, la quale può ancora influenzarci.
Allora ben venga l’arte passata che diventa motore per il futuro, o che, molto più semplicemente, diventa spunto. Pertanto, guardare al passato diventa l’opportunità per immaginare meglio il futuro, e significa andare a pescare nella memoria cinematografica uno stile di narrazione e farlo proprio.

Dunque non è poi così vero che si va a cercare nel passato perché non si è in grado di immaginare il futuro, ma guardare aiuta a farlo.

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