Black Mirror 7

Black Mirror 7

Se, come scrive nell’editoriale il nostro direttore, Black Mirror «ci ha mostrato come la tecnologia possa duplicare e manipolare le coscienze» anticipando la nostra frattura identitaria, è indubbio come ormai da diverse stagioni a questa parte la serie ideata da Charlie Brooker sia sempre meno riuscita nel suo intento originario “limitandosi” a raccontare il nostro presente in maniera non certo esaltante al punto che dopo la sesta stagione molti si chiedevano dove fosse finito Black Mirror e se fosse ancora Black Mirror.

Dopo questa settima stagione si può affermare che la serie ha cambiato definitivamente la sua missione: se in origine l’uso della tecnologia anticipava scenari futuri oggi il suo utilizzo è legato alla possibilità di (ri)vivere scenari/eventi/situazioni passate intercettando e facendo suo quel dirompente senso di nostalgia tipico della nostra contemporaneità.

Ma questo perché? Forse perché guardando la settima stagione l’episodio che la apre (Common People) si rivela il più angosciante, prospettandoci la possibilità di una cura per il tumore al cervello, ma il costo per il suo mantenimento impone sacrifici sempre più duri fino all’impossibilità economica di portarla avanti, e allora di fronte questo futuro prossimo – o potremmo anche dire critica del nostro presente – meglio tornare indietro, guardare al passato come dimostrano tutti i restanti cinque episodi.

Partendo da Bȇte Noire, dove l’antagonista è una vecchia compagna di corso persa di vista da anni, passando per Hotel Reverie, in cui una star hollywoodiana immerge la propria coscienza all’interno di un film fittizio degli anni ’40, e Plaything – un programmatore viene arrestato e racconta del progetto a cui lavora da anni – arrivando al commovente Eulogy, che vede il suo protagonista ripercorrere le tappe di una relazione con una donna lasciata anni prima, e finendo con USS Callister: Infinity, addirittura il sequel diretto del primo episodio della quarta stagione.

Ecco che allora vivendo in un mondo oggi minacciato sempre di più dallo scoppio di una guerra mondiale (nucleare) con un’umanità che pare intenta a ripercorrere strade che si credevano superate, ipotizzare nuovi scenari futuri si fa sempre più complesso e anche a Black Mirror non resta che guardare al passato.

logo

Related posts

Euphoria

Euphoria

Le dipendenze (dalle relazioni) Ogni volta che qualcunǝ decide di rappresentare su schermo quel periodo di merda della vita che è l’adolescenza, rischia di farlo banalizzandolo e stereotipandolo, esattamente come ho appena fatto io definendolo «periodo di merda».Invece, Sam Levinson racconta...

Landscapers e il confine tra reale e immaginario

Landscapers e il confine tra reale e immaginario

Un'immagine in 4:3, un bianco e nero che ha il sapore dei vecchi noir anni ’50, un'istantanea su una piazza in cui tutto appare immobile e immutabile, fissato nel tempo e dal tempo (come una cartolina, come un ricordo). La stessa immagine prende colore, cambia il formato, comincia a cadere una...

The Bear

The Bear

Andrebbe presa a piccole dosi perché altrimenti rischia di travolgerti e fagocitarti con i suoi tempi forsennati e la sua imprevedibilità, oppure si può tentare di starle dietro, seguendo il suo ritmo e le sue regole, sperando di riuscire a trovare il momento giusto per respirare e riprendere...