MAMMA CHE PAURA!

MAMMA CHE PAURA!

Cos’hanno in comune una fanatica religiosa, un’ossessiva manipolatrice e una maniaca possessiva?
Esatto, sono tutte madri.

Ok ok ok, non sono qui per toccare la vostra mammina cara ma per instillare il dubbio su ciò che si nasconde dietro una figura così apparentemente deliziosa che cucina le lasagne di domenica. Cosa rappresenta e come incide la sua figura nelle nostre vite, quante facce ha e quante ne rivela? I mostri sono quelli sotto al letto o quelli con cui si convive ogni giorno ignorando delle scomode verità inconsce?

Il cinema horror (sempre sia lodato) ci fornisce risposte molto esaustive in questo.
Il doppio della madre, la dittatura materna e il rapporto disfunzionale madre-figli non sono tematiche irreali. Sento la voce di Norman che entra in scena urlando Iooooo sono Norma Bates! La sua mano è alzata in alto, il suo coltello pronto a colpire.
Esagerata direte voi e invece no, la povera signora Bates (pace all’anima sua) manipola il figlio attraverso una gelosia castrante inculcandogli in testa idee su come le donne siano malvagie e prostitute, eccetto lei, chiaramente, mica scema. Dunque un rapporto malato, edipico, di dipendenza affettiva e sottomissione. Lascio la signora Bates in cantina per passare alla signora White che so che ci tiene e non ha risparmiato granchè a Carrie. Fanatica religiosa bigotta ultraconservatrice, plasma la psiche della figlia con l’idea peccaminosa del sesso crescendola in una dittatura casalinga rigida e repressiva. La signora Margaret oggi sarebbe una di quelle che dice “se l’è andata a cercare”. Di stessa fattura è la madre di Erika ne La Pianista che voi direte gne gne non è un film horror e invece non esiste orrore più orrorifico di ciò che è perversamente reale.
La madre di Erika dicevo, controlla la figlia in modo maniacale e possessivo, la vorrebbe solo per sé e poi la allontana in un eterno conflitto di amore/odio, unione/distacco, la incita alla competizione incolpandola di non essere all’altezza delle sue aspettative analogamente alla madre di Nina nel Cigno Nero.

Ora, il filo che lega tutti questi figli è la loro dipendenza dalla figura materna e la loro impossibilità di distaccarsene anche nella morte. In un modo o nell’altro finiamo per ritornare sempre alle lasagne la domenica ignorando o convivendo più o meno consciamente con i traumi che ci hanno portato lì.

In definitiva la mamma è sempre la mamma, vero Annamaria Franzoni?

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