“GEN_” di Gianluca Matarrese
GEN_: l’origine della vita nel 2025.
Il titolo, sebbene sembra lasciarci in sospeso, racchiude già tutto: Gen_, dal greco génos (γένος) e génesis (γένεσις) significa stirpe, origine, creazione… in particolare, nascita. Da quell’unica radice derivano parole del nostro vocabolario come genesi, genotipo, genealogia, gender, genitali, genoma, gente, gentilezza e perfino genocidio. Gen è anche la generazione X, Y, Z, Alpha… Gen siamo noi. Gen_ è l’origine della vita nel 2025, perché tutte queste parole contengono appunto la vita nella loro etimologia.
Il film nasce da un’idea di Donatella Della Ratta, che firma la sceneggiatura insieme al regista Gianluca Matarrese, e ci porta dentro lo studio medico del dottor Maurizio Bini. Laureato in Medicina e Chirurgia e in Lettere e Filosofia all’Università degli Studi di Milano, con un master in Andrologia a Padova e un diploma in Psicoterapia sessuale, masticando anche un po’ di cinese e arabo, Bini è un vero e proprio eclettico. Dal 1995 dirige l’Unità di Diagnosi e Terapia della Sterilità e Crioconservazione dell’ASST Niguarda di Milano, dove accompagna coppie con problemi di fertilità e persone che affrontano percorsi di affermazione di genere.
Tra i momenti più intensi della visione, il dialogo con la giovane dottoressa che prenderà – coraggiosamente – il suo posto, poiché Bini sta per andare in pensione.
Il dottore pone un quesito: “perché questa non contrarietà, e non dico desiderio, ma non contrarietà, ad occuparti della transizione, che è una cosa molto difficile nei medici oggi”. Da qui emerge una questione chiave: un professionista non deve mai portare la sua ideologia nel suo lavoro, anche se è davvero difficile, ma il suo scopo primario deve rimanere sempre il benessere del paziente.
Sempre in quel dialogo la ragazza: “quando sono arrivata qua mi ha stupito venire in un ambulatorio di transizione nell’ambiente di procreazione medicalmente assistita”.
E Bini: “qui le persone che intraprendono una transizione di genere prendono ormoni e cambiano la loro vita, le persone che si riproducono con la fecondazione assistita prendono ormoni e danno origine a una nuova vita”.
Con l’endocrinologia che fa da tramite, come sottolinea la nuova dottoressa, “gli ormoni controllano le nostre emozioni”: qui scienza e umanità si intrecciano. E come le spore si diffondono con il vento e, trovando il terreno giusto, generano nuovi funghi — gli amati funghi che il dottore raccoglie nei boschi e fa essiccare — così lui e gli infermieri fecondano l’ovulo con il seme, donato o del partner. È il lavoro della natura, solo che dove la natura da sola non arriva, la medicina interviene per lei, come accade ogni volta che si cura una persona. I deficit della natura vengono così compensati dalla scienza, che talvolta deve però scontrarsi con un giudice e con le leggi, costringendo il medico responsabile a compiere una scelta etica giusta, guidata da una giustizia umana, le leggi del cuore.
E poi c’è la famiglia affettiva, quella che si preoccupa del benessere emotivo del figlio, contrapposta alla famiglia del passato, quella normativa, il cui unico obiettivo era far crescere la progenie “ortogonalmente”, insegnandogli le regole per sopravvivere nella giungla del mondo. Crescere ortogonalmente significa crescere in un’unica direzione, con il corpo che ti è stato dato alla nascita. Ma chi cresce in altre direzioni? Anche chi cresce in altre direzioni ha diritto all’armonia, a sentirsi addosso un vestito adatto (e bellissimo). Mi colpisce molto una metafora della stella marina presentata nel saggio More Lessons from a Starfish di Eva Hayward, scrittrice e membro della facoltà interdisciplinare del Dipartimento di studi di genere dell’Università di Utrecht. Più che una metafora la stella marina è un simbolo della trasformazione e della rigenerazione, poiché, come l’animale che può far ricrescere le proprie parti perdute rappresentando la possibilità per i corpi — in particolare quelli trans — di ricrearsi e ridefinirsi continuamente, trasformando il “taglio” o la ferita non in una perdita, ma in un atto generativo, sfida l’idea di un corpo fisso o “giusto” e afferma invece un’identità in costante movimento e rinascita.
Gen_ arriva in un momento di grande cambiamento: con l’approvazione del decreto tariffe a fine dicembre 2024, la procreazione medicalmente assistita (PMA) è finalmente rientrata nei LEA 2025 (Livelli essenziali di Assistenza). Da allora tutte le coppie con problemi di infertilità possono contare sull’aiuto del Servizio Sanitario Nazionale per avere un figlio. In Italia, dal 1° gennaio 2025, il limite di età per accedere alla PMA è fissato a 46 anni per la donna, anche se nel resto d’Europa la soglia è più alta, fino ai 49/50 anni. Sull’altro versante, il filmato si concentra invece sui diritti delle persone trans in Italia, dove la situazione resta complessa. Il cambio di nome e genere sui documenti è possibile, ma non automatico. Non è più necessario l’intervento chirurgico — grazie alla Sentenza 143 della Corte Costituzionale del 2024 — ma serve comunque documentare la transizione attraverso diagnosi e terapia ormonale. Mancano ancora procedure chiare per i minorenni e non è riconosciuta legalmente l’identità non binaria.
Quello che lascia questo documentario è sicuramente una spinta a voler cambiare un sistema che non riconosce tutte le identità e i rispettivi diritti, e il regista riesce in ciò con tante storie piene di speranza e fiducia, fiducia che forse ai giorni d’oggi manca un po’ complessivamente. Ed è un bene partire proprio da quella per cambiare le cose.

