“UGUALMENTE DIVERSI” di Federika Ponnetti

“UGUALMENTE DIVERSI” di Federika Ponnetti

Siamo tutti uguali o siamo tutti diversi? Il risposta sta nel titolo e il titolo nasce in una scena emblematica a metà film che coinvolge una classe del liceo del Sacro Cuore. Divisi in due gruppi, gli alunni dibattono sulle implicazioni civiche e semantiche dei concetti di “collaborazione” e “equità”. Una ragazza ad un certo punto risponde che siamo tutti ugualmente diversi. Questa classe sta intraprendendo un percorso educativo volto a sensibilizzare gli studenti su come intendiamo la diversità oggi, ponendo l’accento sulla dimensione dell’accessibilità che ci implica, in quanto esseri umani e civili, nella società che rischia di pregiudicare una quota di persone che non hanno mai avuto accesso alle stesso privilegio di un’altra quota, quella presupposta nei termini di una normalità data e inamovibile.

Con l’accessibilità fanno i conti quotidianamente tre giovani camerieri di PizzAut: Lorenzo, Andrea e Gabriele, che incontreranno la classe delle superiori per mostrare loro il mestiere che fanno dentro questa Onlus che si preoccupa di affidare la gestione completa a persone autistiche come le loro tre, affinché possano accedere ad uno spazio e una dignità condivisa e riscoperta, lontana dal culto dell’eccezionalismo e della iperpeformartività richiesti (sotto forma di obblighi e controlli sempre più mascherati) dal mercato del lavoro (e ancora prima della didattica). Il contrasto è ulteriormente accentuato dall’immagine di una metropoli come Milano e la provincia circostante che i tre protagonisti vivono tra lo spazio del lavoro e delle loro case, tra la comprensione dei famigliari e gli obblighi delle scadenze universitarie, dai lunghi e complicati tragitti che possono indurre in confusione alle semplici chiacchiere in cui ascoltarsi quando si ricorda momenti spiacevoli causati da un senso di inadeguatezza contro il mondo. 

In questa direzione è al cinema documentario e ai suoi espedienti linguistici elementari che spetta l’unicità di un punto d’ascolto che incida sul qui e ora, scongiurando qualsiasi tipo di barriera umana, sociale, fisica e identitaria.  Dai formati verticali dei telefoni (che presuppongo, nel linguaggio social di oggi, un racconto unidirezionale rivolto sempre verso se stessi), fino ai messaggi vocali che invece ricongiungono le vite degli alunni con quelle dei tre camerieri, il mosaico audiovisivo non si  arresta mai permettendo di ritrovarci in una dialogo riscoperto, diversamente uguale o viceversa verso quelle precedente che veniva dato per normale. Nel film di Federika Pennotti le immagini evolvono da una personalissima preoccupazione (il percorso di accettazione dei figli affetti da dislessia e ADHD) che trova in uno spazio sociale come PizzAut l’autentico punto d’osservazione da cui lasciare germogliare una testimonianza corale, genuinamente divulgativa nel suo pedinamento quotidiano di tre vite diverse e uguali come quelle di Lorenzo, Andrea e Gabriele. 

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